Il servizio dipendenze patologiche inizia la sua attività nel 1980. L'attenzione e la finalità principale è quella di dare una risposta efficace ai tanti giovani e alle loro famiglie che vivono il dramma della dipendenza da sostanze stupefacenti.
La cratteristica fondamentale che ha accompagnato tutto l'operare fin dall’inizio, è la condivisione della vita, come stile di convivenza e di intervento all’interno delle strutture di recupero.
Nel corso di questi anni la Comunità Papa Giovanni XXIII ha cercato di rispondere all'emergere di nuove problematiche quali l'etilismo, le nuove droghe, (per esempio la dipendenza dal gioco d'azzardo) e il fenomeno della doppia diagnosi. Il gruppo operatori e la metodologia stessa si sono arricchiti di continue innovazioni capaci di formulare percorsi terapeutici innovativi e strade sperimentali, con la possibilità di risposte personalizzate, tarate sulle problematiche individuali e per questo maggiormente efficaci.
Il percorso terapeutico è articolato in tre tappe:
Queste tappe rappresentano l'ossatura fondante, ma si tende comunque sempre ad offrire risposte e proposte il più possibile personalizzate, fino a crearne di nuove, laddove ne fossero ravvisate le necessità.
Il centro accoglienza, nel quale si sviluppa la prima fase del programma, è la realtà di riferimento per le richieste di aiuto da parte dei ragazzi stessi e delle loro famiglie. Esso funge anche da filtro per una prima valutazione delle motivazioni che hanno generato la richiesta di intraprendere un programma terapeutico. Successivamente a questa analisi, la prima accoglienza diventa il luogo per la formulazione di un percorso personalizzato.
La seconda fase è la tappa di approfondimento e di rielaborazione del cammino riabilitativo. La metodologia adottata tende a far emergere l'aspetto familiare rispetto a quello lavorativo, la collaborazione e l'apertura verso il territorio, piuttosto che un lavoro concentrato tra le mura della stessa comunità terapeutica.
L'esperienza maturata in quasi trent'anni di condivisione e le necessità dei ragazzi in programma, hanno portato la Comunità Papa Giovanni XXIII ad aprire, di volta in volta, realtà metodologicamente diversificate. In aggiunta alla Comunità Terapeutica di tipo più "tradizionale" sono nati i centri diurni, i centri di prima accoglienza, centri per mamme con minori, centri per etilisti, case per adolescenti problematici. Oltre che a livello nazionale, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha esportato la propria metodologia di recupero anche in altri Paesi (Russia, Croazia, Brasile, Bolivia, Cile, Olanda).
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